mercoledì 23 giugno 2010

“La danza del bibliotecario”.. Tra cattedre di Biblioteconomia degenerata e.. “diritti del pubblico”

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“Ah, lavori all’università!”… Gran sorriso, occhi brillanti di interesse. “E di cosa ti occupi, sei una docente?” “Veramente…”
“Una ricercatrice?” “Veramente…” “Una specializzanda, una tutor…” “Veramente… sono una bibliotecaria.” “Ah!”
Il sorriso di colpo si appanna, gli occhi da brillanti diventano vacui, l’interessa precipita a livello di mera cortesia…


Il bibliotecario, nel film Il nome della rosa
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Che cosa è mai un bibliotecario? …. Tra la professione di bibliotecario e la percezione comune di ciò che è veramente, esiste oggi un tale divario che è giusto interrogarsi sul perché persista, tanto diffusa un’opinione così superficiale, ingannevole, e assolutamente lontana dalla realtà …. E per la salvezza della mia anima, nonché della mia reputazione, provo ora a tracciare un profilo …. Innanzitutto il bibliotecario è oggi un lavoratore sopraffatto. Gli si richiedono competenze inaudite ... ..
Infine.. il bibliotecario ha una mission: ieri si identificava principalmente nel ruolo di conservatore della conoscenza, oggi, in un’accezione più ricca e molto più dinamica, “promuove conoscenza”, attraverso la gestione responsabile delle risorse informative che gli (“le”, più sovente…) sono state affidate ….
Ovviamente non posso che concludere affermando che questo è uno dei mestieri più belli che ci siano, specialmente per chi ama non tanto i libri, come comunemente si crede,

quanto l’idea della conoscenza nella sua accezione più dinamica, come qualcosa che si muove, circola, si propaga, raggiunge chi la cerca, chi ne ha bisogno, chi la desidera. E il bibliotecario è il modesto strumento di questa impareggiabile danza

Rosa Romeo, La danza del bibliotecario, Biblioteche Oggi, aprile 2010

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L'inquisitore, nel film Il nome della rosa
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Questo non vuol dire, naturalmente, … che siano completamente venute meno quelle forme di personalizzazione del servizio che siamo abituati ad associare ad epoche precedenti (oppure ai nuovi gerghi d’imitazione manageriale)….
Una tradizione di servizio che sarebbe molto miope assimilare, in nome di un malinteso egualitarismo, al costume italico della raccomandazione … il bibliotecario non è in ultima analisi al servizio della sua biblioteca – e tanto meno dell’utente, come si è ripetuto fino alla noia negli ultimi vent’anni – ma «delle lettere», e cioè, … della ricerca e della cultura
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Alberto Petrucciani (Teoria e tecniche della catalogazione e della classificazione; Scuola di Specializzazione in Beni Archivistici e Librari, Sapienza, Roma) in, Pensare le biblioteche. Studi e interventi offerti a Paolo Traniello, Sinnos, 2008

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Anche la più specializzata delle biblioteche, per quanto sembri rispondere, di fatto, solo alle specifiche esigenze di ricerca di un ristretto gruppo di cittadini, ben individuati per qualifiche professionali e per competenze scientifiche ed erudite, resta sempre e pienamente una biblioteca pubblica nella misura in cui non pone limitazioni al libero accesso alle sue raccolte che non siano quelle della competenza degli utenti

Giorgio Montecchi e Fabio Venuda (Bibliografia; Lettere e filosofia, Statale di Milano) in, Manuale di biblioteconomia, Bibliografica, 2004

La stessa denominazione di ‘biblioteche pubbliche statali’ attribuita alle strutture dipendenti dai Beni culturali è causa di equivoci …. La loro denominazione crea spesso malintesi, poiché non è chiaro quali siano i fini istituzionali delle singole strutture e quali criteri ispirino la regolamentazione dei loro servizi e le conseguenti limitazioni che talvolta disciplinano l’accesso del pubblico alle raccolte

Giovanni Solimine (Management delle biblioteche; Scuola di Specializzazione in Beni Archivistici e Librari, Sapienza, Roma) in, La biblioteca. Scenari, culture, pratiche di servizio, Laterza, 2004

Si deve effettivamente riconoscere che l'appartenenza istituzionale non rileva nell’individuazione e determinazione della natura della biblioteca e del suo fine …. La struttura biblioteca si organizza comunque al suo interno mediante una fitta rete di selezioni, determinate dalle proprie funzioni

Paolo Traniello (Bibliografia; Lettere e filosofia, Roma Tre) in, L' organizzazione del sapere. Studi in onore di Alfredo Serrai, Sylvestre Bonnard, 2004

Più una realtà è specializzata – e questo non vale soltanto per le biblioteche – più essa avrà degli utenti mossi da esigenze circoscritte e specifiche…. e questa impostazione inevitabilmente comporta e richiede, che ci piaccia o no, una selezione a monte dei suoi frequentatori …. per quanto possa essere repellente

Cristina Moro, (Bibliografia; Lettere e filosofia, Pisa), Una questione di testa o di cuore? Biblioteche Oggi, dicembre, 2007
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Regolamento interno ai sensi dell'art. 26 D.PR. 417/95 ..
ART. 3 La Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli è aperta al pubblico..
ART. 9 Per essere ammessi in Biblioteca è necessario .. avere sedici anni ed esibire a richiesta un documento di identità..
ART. 22 Nella sezione Manoscritti e Rari sono ammessi studiosi che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età previo accertamento dell'identità. Per la consultazione dei manoscritti è richiesta la lettera di presentazione di un docente universitario italiano o straniero o del responsabile di un ente qualificato italiano o straniero che attesti la peculiarità degli intenti culturali del richiedente. Il caposezione, delegato in ciò dal direttore, autorizza la consultazione delle opere che riguardano espressamente gli interessi dello studioso. Si accetta l'esplicita dichiarazione sottoscritta direttamente dallo studioso, purché circoscritta a campi di studio ben specificati, se lo studioso rientra in una delle seguenti categorie ed è in grado di documentarle: a) rappresentante del Parlamento italiano o di Stato estero o Comunità internazionale riconosciuta dal Governo italiano;
b) ambasciatori, consoli, addetti culturali accreditati presso il Governo italiano; c) dirigenti o funzionari direttivi appartenenti a Ministeri dello Stato e loro enti periferici; d) dirigenti e funzionari direttivi di Regioni, Province e Comuni; e) prelati; f) docenti universitari della qualifica di direttori di ricerca; g) professori di scuole secondarie di ogni ordine, statali o equiparate;
h) rappresentanti ufficiali di istituti culturali italiani e stranieri, riconosciuti dal Ministero, le cui finalità istituzionali comportino interessi e necessità di studio correlati alle peculiarità delle collezioni manoscritte e rare.
ART. 23 II direttore può autorizzare, sotto la propria responsabilità, studiosi che non rientrino nelle categorie previste dal precedente articolo
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Il bibliotecario non abbia libertà sconfinata di fare e disfare. Lasciategli molta iniziativa, perché egli è in grado di essere il giudice più competente. Ma, per quanta capacità, intelligenza e buon volere si vogliano in lui ammettere, la biblioteca non deve essere in sua assoluta balia. La sua facoltà di agire deve avere un limite
(Desiderio Chilovi, 1867) … …


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Scarica il .pdf del “libretto”:
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“ La fruizione negata del Libro- CONTRO LA BIBLIOTECONOMIA ITALIANA -
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E ancora:
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Un discorso sui diritti del pubblico nelle biblioteche statali italiane non può essere che un discorso sulle funzioni delle biblioteche stesse, che, come istituzioni singole e come complesso (non sistema, perché non lo sono mai state), hanno assunto e svolto storicamente
(Armando Petrucci, 1994) … ..
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L’equivoco si affaccia già con la denominazione di Biblioteca pubblica, traduzione letteraria di Public Library. Ma il termine Public Library - e qui sta l’equivoco – non è una denominazione generica riferentesi all’uso pubblico della biblioteca, ma corrisponde a un determinato tipo di biblioteca … La Public Library del mondo anglosassone è dunque un preciso tipo di biblioteca che soddisfa le più svariate esigenze di medio livello a scopo di informazione, di svago ...
Ma in Italia il termine Biblioteca pubblica ha tutt’altro valore: non indica un determinato tipo di biblioteca.. ma in un’accezione ben più vasta indica tutti gli istituti che erogano il servizio pubblico di lettura e di consultazione
(Giovanni Cecchini, 1966) … … .

Il bene culturale è pubblico non in quanto bene di appartenenza, ma in quanto bene di fruizione … non ha altra utilizzazione che la fruizione universale
(Massimo Saverio Giannini, 1976) ...
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La crescente, talvolta quasi risentita, sottolineatura della conservazione come compito primario delle biblioteche storiche ha indotto alla coniatura di una nuova (non mi risulta essere mai circolata nel linguaggio bibliotecario sino a un decennio fa) distinzione, quella fra « utenti propri » ed « impropri »: e questo neologismo non è rimasto racchiuso nel garbato, e quasi bizantino, limbo della precisazione terminologica, ma si è caricato di concretissimi effetti e di radicali discriminazioni … Ma una volta ammessa la liceità di erigere questo steccato, o addirittura questa barricata, nella folla (in realtà sempre benefica e mai troppo numerosa) dei lettori, con quale criterio si stabilirà chi accogliere e chi escludere? ... ..
Non sapremmo in fine nascondere qualche perplessità … sullo spirito che anima il nuovo Regolamento ministeriale, presentemente sottoposto all’esame dei direttori delle biblioteche e degli operatori. Pur nella modernità e nell’ampiezza del discorso, e nella ricchezza di esperienze che vi confluiscono, ci preoccupa il non vedere introdotto un orario unico per tutte le biblioteche statali in una misura che a noi pare non possa mai essere abbassata al di sotto delle 10 ore quotidiane. Concedere a questo proposito piena discrezionalità ai direttori significa cedere alla pressione di circostanze locali, su cui invece è indispensabile che il Ministero dei beni culturali intervenga con un’oculata redistribuzione delle risorse di personale, di finanziamenti e di attrezzature concretamente disponibili …
Siamo certo grati al Regolamento di aver sottolineato la necessità di potenziare i servizi di prestito e di riproduzione per quella larga fascia dell’utenza, che non può trascorrere in biblioteca troppa parte del suo tempo; ma non vorremmo che dietro questa ben fondata preoccupazione si celasse il proposito di sfoltire quanto più possibile l’affluenza dei frequentatori. E’ invece nostro ben radicato convincimento che il sempre crescente bisogno di lettura costituisca un inconfondibile fattore di progresso, e che debba essere non fatto deviare, ma anzi incanalato con ogni sforzo verso le pubbliche biblioteche. In esse occorre che i lettori non transitino di fretta, ma vi si trattengano e vi crescano culturalmente

Marino Berengo, Giornate Lincee sulle Biblioteche.. , 1994 ...
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Dire al Direttore Sicilia che noi siamo soddisfatti della situazione delle biblioteche italiane vorrebbe dire mentire. Ormai io cerco di non andare nelle biblioteche italiane, di andare invece alla Vaticana, alla Bibliothèque Nationale e alla British Library … Quindi la richiesta che stamattina ha fatto Berengo (apertura a ore lunghe, ecc.) sono più che giustificate … ..
Credo che la Nazionale di Napoli sia la biblioteca che offre più possibilità di scoperte tanto è abbandonata. La Nazionale è un posto per metà fausto e per metà infausto: tu vai alla mattina, accarezzi un po’ il bidello e ti portano 10 manoscritti; ma quelli collocati dietro la porta in ferro bisogna restituirli alle 1,30, perché c’è una funzionaria che deve andare via alle 1,30. Sono vergogne che devono finire
(Giuseppe Billanovich, 1994) …
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.Ringrazio vivamente il direttore Sicilia … Certo il direttore ha ragione nel dire che le critiche non possono essere sterili, ma deve rassegnarsi ad averne, e lo dico amichevolmente … Del resto, nel caso delle biblioteche italiane, qualche motivo di insoddisfazione viene troppo frequentemente denunciato per farci ritenere che si tratti soltanto di espressione di persone non in grado di apprezzare il molto che si fa, oppure che avanzino esigenze irragionevoli
(Giuseppe Galasso, 1994) ...



Luci di un lungo, secolare tramonto e nuovo chiarore dell’alba settecentesca si sovrappongono e confondono negli ultimi decenni della Repubblica veneziana. .. Un appassionato dialogo di secoli viene svolgendosi nella seconda metà del Settecento tra una sempre rinnovata coscienza storica e la difficile, attiva penetrazione in quelle terre della moderna volontà di ragione e di riforma … Napoleone verrà a dare l’ultima spinta a un processo che andava maturando da decenni nei più diversi centri della Repubblica di Venezia ... proprio quando le secolari contraddizioni interne e i moderni conflitti economici e politici ne preparavano la caduta.
Ricchissima – una vera gioia per lo storico – è la documentazione del secondo Settecento. L’accesso ad essa, agli innumeri periodici, fogli, libri, manoscritti di quell’età è diventato, tuttavia, col passare degli anni, sempre più difficile. Quando nel 1968 chiusi il primo volume di questo Settecento riformatore, non potei fare a meno di protestare per la difettosa organizzazione dei nostri centri di ricerca storica. Ora, vent’anni dopo, la situazione è nettamente peggiorata. In questo scorcio del 1989, dove fioriscono i congressi sulla Rivoluzione francese, tre delle maggiori biblioteche italiane, la Braidense, la Marciana e la Biblioteca nazionale di Firenze, sono chiuse del tutto o sempre più difficilmente utilizzabili. Contro una simile volontà di ignoranza lo studioso dell’età dei lumi - e non soltanto lui – non può non protestare nel modo più energico. Dedico pertanto questo volume a chi riaprirà le biblioteche d’Italia
(Franco Venturi, 1990) … …
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Una Biblioteca, che si caratterizzi come pubblica, è tenuta a soddisfare due obblighi: il primo è quello di mettere a disposizione dell'utenza, con le modalità più larghe e liberali, le raccolte librarie di cui si trova dotata; il secondo è quello di tutelare quello stesso materiale librario in maniera che non soffra danneggiamenti, né per l'uso né per l'azione di fattori comunque nocivi, quali umidità, temperatura, inquinamento chimico, insetti, ecc. ...
Una tale discriminazione viene attuata dalle Biblioteche con criteri più o meno rigidi, e con modalità che vanno dalla applicazione di un rigore funzionale al servizio corrispondente, a forme che, del tutto gratuitamente, sconfinano in esibizioni di puntigliosità burocratica, per culminare non di rado in malversazioni di ottusa e grottesca odiosità …
In alcune biblioteche vige ancora, purtroppo, .. un atteggiamento di difesa contro l’utenza, soprattutto se inesperta e non qualificata o non raccomandata, atteggiamento che facilmente si trasforma in cipiglio o fastidio scostante od aggressivo, quando, ad esempio, il povero lettore non si presenti adeguatamente supino od ossequioso…
Le biblioteche non sono in crisi soltanto da ora, in questo periodo in cui sembra – fallacemente – che le registrazioni informatiche possano essere in grado di surrogarle per portarcele a casa, ma da quando sono nate quali istituti di fruizione pubblica; da sempre i bibliotecari degenerati hanno avuto la tentazione di custodirle come fossero proprietà personale e di concederle unicamente per effetto di un loro grazioso benestare.
E’ vero e deve essere vero l’atteggiamento opposto ...

Alfredo Serrai, Il Bibliotecario, I (2008) 3, p. 153-155


.. In effetti le biblioteche statali italiane, dalle maggiori alle minori, hanno sempre di più risposto alle richieste provenienti dal loro pubblico naturale in due modi: con la progressiva diminuzione dei servizi offerti e con la sostituzione di funzioni secondarie e sostanzialmente superflue, ove non addirittura dannose, a quelle primarie di istituto che non riuscivano e non riescono più a svolgere in modo efficiente.
Sono lontani i tempi in cui un direttore come Giraldi riuscì a tenere aperta la Nazionale Centrale di Firenze anche la domenica mattina; oggi lì e altrove non solo gli orari di apertura sono ridotti, ma sono drasticamente ridotti rispetto al passato anche gli orari di distribuzione del materiale librario. La chiusura al pubblico come soluzione dei problemi - quotidiani – di funzionamento e di gestione è all’ordine del giorno …
All’uso libero della biblioteca (soprattutto delle maggiori) ostano inoltre anche regolamenti interni che individuano nel lettore un pericoloso sovversivo da contenere e da controllare: vengono richiesti illegali (stante il regolamento in vigore) permessi di accesso; viene impedito di spostarsi da una sala all’altra, con le immaginabili difficoltà per il ricercatore; viene limitato numericamente l’accesso al pubblico a determinate sale o alla biblioteca nel suo complesso; viene limitato al minimo di due o tre il numero delle opere che è possibile richiedere; e così via.
In compenso, se fornire il libro al lettore è diventato compito troppo difficile e ritenuto comunque non essenziale, si lavora indefessamente a organizzare mostre, sui temi e sugli argomenti più diversi, con l’ovvia distrazione di personale e fondi da altri compiti, con la chiusura di sale, con il sequestro di materiale librario sottratto per molto tempo alla consultazione; e si diffonde sempre più l’idea che invece del libro basta fornire al pubblico una generica informazione sui libri via computer, umiliando così sia il lettore generico, che in realtà vorrebbe soprattutto leggere, sia il ricercatore che in genere di questo tipo di « informazioni » non ha bisogno, e che invece vorrebbe avere la possibilità di utilizzare al meglio, direttamente e rapidamente, il patrimonio librario conservato
Vanno al più presto restaurati e rispettati nelle biblioteche pubbliche statali: il diritto all’informazione, il diritto all’accesso, il diritto al libro, il diritto d’uso e di vivibilità
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Armando Petrucci, Funzioni delle biblioteche e diritti del pubblico, in, Giornate Lincee sulle Biblioteche Pubbliche Statali, 1994

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....Dal film, Il nome della rosa
... "Dove sono i libri?" ... 
https://www.youtube.com/watch?v=A437_pJ8kEQ
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....Dal film, Il nome della rosa
... "A nessuno dovrebbe essere vietato consultare liberamente queste opere" ...
  https://www.youtube.com/watch?v=3fa8A9oBpHo
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