martedì 21 dicembre 2010

"Il libro non verrà mai meno"

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"Non raramente l’entusiasmo suscitato nei più dai rapidi progressi tecnici dell’informazione ‘multimediale’ suggerisce facili previsioni della scomparsa dei libri a stampa …
Ma quei ‘molti’, tra quali non mancano tanti che scrivono ma non leggono o leggono male, fanno della previsione un gioco, dimenticando che gli autentici mànteis divinavano – come Epimenide – ‘non già sulle cose future ma su quelle passate e oscure’: vale a dire che illuminavano l’avvenire con l’interpretazione del passato e, devoti a Mnemosyne, confidavano nell’intima reminescenza della divina patria dell’anima. Ed è appunto la riflessione sul passato che induce a negare che i multimedia possano mettere al bando i libri …
L’errore di chi prevede la fine del libro è nel pensare che una di queste forme di comunicazione elimini quelle che l’hanno preceduta: esse in realtà convivono, alcune più altre meno adottate…
Che le tecniche multimediali forniscano un sussidio di molta utilità e ormai indispensabile, sappiamo tutti; ma le immagini di un testo che compaiono su uno schermo, ripetibili solo col ricorso a un intermediario meccanico, non possono dare allo studioso l’aiuto e le suggestioni che egli ottiene dalla lettura e rilettura di un libro, o da una reiterata consultazione di esso alla ricerca di lumi e di dati; né il video può sostituire l’amica assistenza di un livre de chevet. E poi, chi vorrebbe vedere monotone file di scaffali colmi di cassette e compact discs prender il posto delle ordinate ma ineguali file di libri che ricoprono le pareti di secolari biblioteche europee, dove lo studioso si sente lontano dal tumulto del mondo e può concentrarsi in rievocazioni e pensieri?
Il mondo antico e ancor più il moderno hanno visto formarsi biblioteche cospicue ed insigni, presso reggie e monasteri, in sedi universitarie e in grandi palazzi privati. Non poche di esse si sono dissolte e sono state distrutte: le più dalla guerra e dal fanatismo religioso … Certo la materia fragile e combustibile di cui sono fatti i nostri libri, come già i volumina alessandrini, si è dimostrata – in un’età in cui le applicazioni tecniche dei progressi scientifici hanno avuto un enorme sviluppo, specialmente nelle distruttrici industrie belliche – più resistente dell’argilla, della pietra e del metallo: quando, ovviamente, è portatrice di idee.
V’è dunque ragione di sperare che, quali che siano le future invenzioni, il libro, come specchio privilegiato dello spirito creatore di civiltà, continui a percorrere i secoli avvenire con la sua perenne missione di testimone della storia"



(La città e la parola scritta, a cura di Giovanni Pugliese Carratelli, Milano, Libri Scheiwiller, 1997, pp. 465 -466)






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