sabato 5 aprile 2014

Leggere, leggersi. Con consapevolezza

Connettersi / "Leggersi": Ludoteca vs Biblioteca?
ULTIMA MODIFICA IL 6/1/2015 .



Ancora oggi, con la loro crudele secchezza, le statistiche ci dicono che non più dell'8% legge seriamente libri e giornali ... ...  
Il ritorno del libro e del vero lettore si avrà, forse fra cinquanta-sessanta anni, quando finalmente si sarà probabilmente compreso che la tecnica è una protesi, un prolungamento, un arricchimento per l'uomo, che non garantisce però, insieme con quello elettronico-meccanico, il progresso intellettuale e morale ... 
C'è il piacere della lettura. ... Leggere significa anche, e forse in primo luogo, leggersi, autoauscultarsi, guardare fuori di sé per tornare dentro di sé, trasformati. ... c'è dunque il piacere, ma anche la fatica di leggere ... 
Leggere non è un'esperienza passiva. ... Per questo, il piacere di leggere è correlativo alla fatica di leggere. Oggi non si legge perché si è distratti, incapaci di concentrazione sulla pagina, imbambolati davanti allo schermo e alle sue immagini colorate ... 
La logica analitica della lettura è stata battuta dalla logica dell'immagine sintetica ...  Il piacere di leggere, forse, è stato soffocato dalla seduzione dell'immagine ... 
Siamo in presenza ... di un radicale cambiamento non tanto e non solo di modi di fare, bensì delle modalità e delle coordinate del pensare. L'accumulo e la velocità dei flussi informativi rendono di fatto impossibile padroneggiare razionalmente le informazioni e costruirsi una propria tavola delle priorità. C'è uno schiacciamento sull'immediato che sembra provocare o quanto meno a poco a poco portare alla obsolescenza della consecutio temporum e al predominio dell'hic et nunc. ... 
La memoria è sotto attacco ma in modo insidioso. Viene sgretolata dall'interno mentre, in apparenza si presume o si pretende di aiutarla. In realtà, la memoria viene dichiarata e ritenuta obsoleta. ... Ma senza memoria l'essere umano si svuota ... L'apparente simultaneità e scioltezza con cui possono sperimentare e ottenere informazioni e immagini con una varietà di mezzi tecnici, che funzionano senza sforzo e sempre in tempo reale, rendono desuete la scelta, l'attenzione e la concentrazione. ... 
La cultura cessa di essere auto-coltivazione. ... Dai “social-network” all'uso generalizzato del tablet stanno emergendo e minacciano ormai di occupare tutta la scena gli eterni adolescenti, i “tecnobambini”, ... i “frenetici informatissimi idioti”. ... ... 
L'immagine non ha bisogno di parlare. ... il messaggio iconico prescinde dalla variabilità storica. ... È auto-evidente e nello stesso tempo dotato di un temibile potere ipnotico a portata universale ... 

(FrancoFerrarotti. La parola e l'immagine. Solfanelli. Chieti 2014)




La buona lettura non ha bisogno di questi atteggiamenti pseudodemocratici di degnazione paternalisticamente condiscendente ... Cultura vuol dire in primo luogo consapevolezza, quindi capacità di valutazione globale delle situazioni umane specifiche, storicamente determinate. ... È l'espressione del ritorno critico su di sé di cui sembra che dispongano gli esseri umani a differenza degli animali ... 
Ma la teconologia è una perfezione priva di scopo. Ci insegna quali sono le istruzioni per l'uso. Ci spiega come. Non dice assolutamente nulla sul perché. Per questa ragione, il primato del discorso tecnico ... trasforma i valori strumentali in valori finali. Fa convivere progresso materiale e barbarie interiore. ... 
È fondata la preoccupazione di coloro che temono che ... le reti comunicative planetarie che la «rivoluzione digitale» ci promette e in parte già oggi ci fornisce, finiscano per «cancellare» la storia. Siamo nella paradossale situazione di persone che sono nello stesso tempo poste in grado di informarsi di ciò che avviene, letteralmente, in tutto il mondo, e che si ritrovano, nella loro quotidiana realtà esistenziale, orfane, figli di nessuno, in balia di forze che non riescono a controllare e che molto spesso neppure conoscono. Essere schiacciati nel presente equivale in definitiva ad essere annullati come soggetti pensanti ... 
L'immagine è sintetica e non ha nulla a che fare con il discorso analitico, cartesiano, della carta stampata. Poiché è sintetica, l'immagine lavora sull'emotività, dello spettatore, fa primeggiare in lui la reazione emotiva sul ragionamento deduttivo. ... 
La lettura lenta di un tempo è ormai considerata un vizio assurdo, quindi imperdonabile, nel caso migliore un lusso inaccettabile nel mondo dell'utilità immediata ... ... 
Scrigni abbandonati per strade polverose o negli anditi bui delle case e della storia, i libri sono i custodi discreti, silenziosi delle parole. Attendono pazienti i loro lettori, attendono coloro che li faranno parlare, che sapranno ascoltarli, raccolti, concentrati, in silenzio 

(Franco Ferrarotti. Leggere, leggersi. Donzelli. Roma 1998)






Non si sono aperti nuovi orizzonti per la lettura dei testi in un nuovo formato; questa lettura è stata invece rubata. ... 
Per riassumere queste considerazioni, il libro di carta presenta una serie di vantaggi cognitivi proprio là dove gli si vogliono imputare dei limiti tecnologici che l'ebook supererebbe: la linearità che permette di semplificare la comprensione, l'offrire gli argomenti nello spazio di una pagina stabile e non scorrevole che permette di tenere sott'occhio molti pensieri alla volta, l'isolamento relativo rispetto ad altri artefatti cognitivi che potrebbero entrare in concorrenza con la lettura, lo stesso peso fisico del libro come fonte di informazione. Trasferito su un supporto digitale, il libro diventa un'altra cosa, perché entra in competizione con concorrenti agguerriti e predatorii. ... 
Se l'informazione è letteralmente dovunque, nell'aria intorno a noi, qual'è il vantaggio di una biblioteca? Per rispondere in modo lungimirante dobbiamo di nuovo pensare alla protezione dell'attenzione. ... Se le biblioteche vogliono veramente attrarre nuovi lettori, o aiutare gli utilizzatori esistenti a difendere la lettura, non dovrebbero (soltanto) imbottirsi di nuove tecnologie, Wi-Fi, schermi, ma approfittare del vantaggio che hanno rispetto alla casa e al telefonino. Come la scuola, sono anch'esse spazi protetti. 

(Roberto Casati. Contro il colonialismo digitale. Laterza. Bari 2013)




È proprio vero che il bibliotecario è quella persona dall’aria dimessa e triste, che passa le giornate a mettere a posto i libri sugli scaffali e a redarguire gli utenti refrattari al silenzio? Pare di no, almeno a giudicare da questo libro, nel quale i bibliotecari e le bibliotecarie sembrano si stiano liberando dalle schiavitù degli antichi stereotipi, per vivere una vita professionale molto intensa, a diretto contatto con la comunità nella quale operano: con i lettori da conquistare ogni giorno, con gli sponsor da convincere a sostenere le attività della biblioteca, con le tante connessioni da attivare tra le istituzioni, i singoli, i gruppi, per creare partnership di progetto.
Per loro la biblioteca non è un rifugio sereno dai contatti con il mondo, ma è la base di lancio per creare relazioni, condividere attività, mettere la biblioteca a disposizione della città, incrementando nella gente la consapevolezza del valore strategico e insostituibile dei suoi servizi.
Pensato espressamente per i non addetti ai lavori, il libro racconta in modo semplice ma convincente le diverse “faccette” del lavoro nella biblioteca pubblica, evidenziando il richiamo a quei valori fondamentali che offrono al bibliotecario l’opportunità di vivere una esperienza umana e professionale di grandissimo spessore, nonostante le difficoltà e gli intoppi che, specie nel nostro Paese, mettono ogni giorno a rischio la sopravvivenza stessa delle biblioteche e rendono più arduo che altrove l’accesso a nuove posizioni di lavoro. 





Lo sviluppo travolgente del web e dei social media sta rivoluzionando molte delle certezze acquisite in tema di comunicazione, imponendo un vero cambio di paradigma nel modo di pensare e di proporre i servizi e le pratiche bibliotecarie.
I temi della condivisione/collaborazione interna, della conoscenza come proprietà della rete, dell’ascolto dell’altro e dei riti dei social come nuova esperienza di dono alla rete, rappresentano l’occasione per sviluppare nuovi comportamenti di comunicazione partecipativa che permettono di vivere il web come risorsa globale condivisa. I bibliotecari hanno le giuste motivazioni per operare in questa realtà? Sanno che strumenti adoperare per appellarsi all’immaginario del pubblico e rinsaldare la loro etica identitaria? Sono consapevoli del confine tra la componente personale ed emotiva che riversano nella pratica di scrittura sui social e il ruolo istituzionale che ricoprono?
Il libro è una guida che, attraverso la descrizione dei diversi social network, degli strumenti e delle strategie da adottare, vuole rispondere a queste domande, con un'attenzione sia agli aspetti teorici che pratici, nell'ottica di fornire alle biblioteche qualche coordinata per orientarsi meglio in uno scenario in continuo cambiamento. 






Si è molto insistito sulla contrapposizione biblioteca pubblica / biblioteca storica ... Credo d'aver partecipato anch'io a quest'insistenza, tanto tempo fa. Se è così, me ne pento, e sono ansioso d'una ritrattazione ... Penso ora che nessun provvedimento sarebbe più nefando che spezzare in due, per così dire, le biblioteche: da una parte i fondi storici, dall'altra i fondi "da biblioteca pubblica", in vista di un diverso modo di gestirle ...
Se una missione c'è per i bibliotecari di biblioteche storiche o della parte storica d'una biblioteca, non è certo quella d'imitare i colleghi della biblioteca moderna; ma di portare a grado a grado questi su una diversa posizione: una posizione comune su che cos'è un documento, che cosa significa, che cosa si deve farne ...
Va ricercata l'unità. Che non è necessariamente unità fisica, e che poi non è soltanto l'unità all'interno di una biblioteca che si presuppone dotata di due anime, fenomeno già dubbio in natura; ma è l'unità all'interno dell'intero mondo bibliotecario ...
va riformato un modo di vedere che appartiene ancora a troppi di noi: vedere nelle biblioteche storiche solo una delle tante specie di museo e nelle biblioteche pubbliche solo un mercato d'informazioni non potrà essere ancora a lungo il fondamento del nostro lavoro.
Se le biblioteche reggeranno il confronto con gli strumenti moderni e continueranno a esercitare le loro funzioni sarà proprio per questo, perché saranno riuscite a rappresentare l'unità e la continuità storica della cultura.

(Luigi Crocetti. Una cultura di servizio per le biblioteche storiche? “IBC. Informazioni commenti inchieste sui beni culturali”. 2004: 







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